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Cenni Biografici
Servo di Dio Camillo Cesare Bresciani (1783-1871)
Camillo Cesare Bresciani?°, oratore, poeta, storico, cappellano dell’ospedale di Verona e moderno iniziatore della provincia lom-bardo-veneta dei Camilliani, nacque a San Pietro di Legnago il 14 marzo 1783 da Agostino e Caterina Ridolfi. Se lacunose risultano le notizie degli inizi della sua carriera scolastica, la si conosce meglio a partire dal 16 maggio 1799, quando entrò nel Collegio degli Accoliti di Verona, per iniziare così la preparazione al sacerdozio. Certamente avrà trovato protezione e alloggio presso qualche famiglia, come era consuetudine per chi veniva in città dalla provincia. Fu allievo del Collegio fino al 1805, in anni di grandi sconvolgimenti a Verona per la presenza napoleonica e la guerra antiaustriaca, che vide la città occupata ora dai francesi e ora dagli austriaci, quindi divisa in due e poi riunita sotto il dominio francese. Nel frattempo, a 18 anni, nel 1801, si iscrisse alla Sacra Fratellanza dei Preti e Laici Spedalieri, associazione assistenziale fondata da don Pietro Leonardi nel 1796. Il fatto, per la sua dimensione caritativa verso gli ammalati, inciderà profondamente sulle sue scelte successive, che matureranno sulla scia degli esempi provenienti da san Camillo De Lellis e, appunto, da don Leonardi. Terminati gli studi teologici, ancor prima dell’ordinazione sacerdotale, fu nominato maestro di retorica nel Collegio, al quale restò legato anche in seguito. Fu ordinato sacerdote ad Asola (Mantova) il 20 febbraio 1806 dal vescovo Federico Maria Molin (1753-1819), al tempo vescovo titolare di Apollonia. Fu maestro degli Accoliti per sei anni, dal 1806 al 1 1811, e quindi maestro precettore di Casa Buri dal 1811 al 1828, esplicando così le sue doti di studioso, professore, oratore e poeta, e svolgendo attività didattica, con inserimento progressivo nell’ambiente culturale veronese. Fu a Roma, per almeno un anno e mezzo, dal novembre 1818 al marzo 1820, dove si appropriò del nome di Eufante Sicionio. Tutto ciò non limitò la sua attività propriamente spirituale, che lo preparò alla decisione presa nell’aprile 1828 di accettare la carica di Direttore spirituale del Ricovero e dell'Ospedale di Verona, che mantenne fino al 1837. Accanto al ministero ordinario, nel 1829 fu tra i promotori principali di una casa per i fanciulli abbandonati accolti Ricovero, con esborso personale della metà della spesa. Allo scoppio del colera nel 1836si rinchiuse nel lazzaretto con gli ammalati. L’anno successivo, nel maggio 1837 si mise in contatto col superiore generale dei camilliani, padre Luigi Togni, per chiedere di confluire, in ogni caso con delle novità rispetto alla tradizione romana, con un gruppo formato da sacerdoti, due studenti e sei laici, tra i Camilliani, allora in ripresa, dopo aver superato un periodo di grave crisi tra fine Settecento e primi Ottocento. Solo il 7 marzo 1842 fu comunicato ufficialmente il decreto imperialé del governo austriaco favorevole alla nuova fondazione veronese, dopo che il Bresciani era stato per un periodo a Roma, a sperimentare la vita camilliana, e a Casale Monferrato per l’anno di noviziato, risultato difficile per un cinquantaseienne abituato a prendere decisioni, e dopo aver risolto il groviglio di rapporti e permessi dei vari centri di governo ecclesiastico e secolare. Finalmente il 30 ottobre 1842 il superiore generale padre Antonio Maria Scalabrini, a Verona per costatare di persona situazione e richieste, diede il via alla fondazione camilliana veronese, nominando don Bresciani superiore e accogliendone la professione nell'Ordine col nome di Camillo Cesare. Dal 1842 al 1862 seguì un periodo fecondo per l’istituto veronese, accompagnato dal sorgere di altre nuove fondazioni che interessarono Padova, Cremona e Mantova, cui accorrevano numerose nuove vocazioni. Al tempo, l’Ordine privilegiava l’assistenza spirituale ai morenti anche a domicilio, a scapito dell’assistenza corporale, per cui i fratelli, tanto cari a san Camillo, non avevano ragione di essere. Il fondatore veronese invece sentiva come irrinunciabile l’assistenza infermieristica ai malati negli ospedali, e perciò riprese l’antica istituzione degli Oblati che erano scomparsi, collaborò inoltre alla preparazione del personale degli ospedali e istituì un educandato per la formazione dei giovani aspiranti, prima del noviziato, nelle due case di Santa Maria del Paradiso e di San Giuliano di Quinzano. Nel decennio 1849-59, con picchi più alti nel 1849 e 1855, i religiosi camilliani, dediti all’assistenza dei colerosi, vennero messi a dura prova e registrarono la morte di molti fratelli. Anni impegnativi, in cui i camilliani erano presenti sui due fronti in guerra, furono quelli del 1848, 1859 e 1866, quando assistettero feriti e morenti, giunti a 4.000 mila in un solo giorno a San Martino e a Solferino. Nello spirito di san Camillo, padre Bresciani non demordeva intanto dai suoi progetti innovativi di riforma dei compiti e dell’organizzazione dei Ministri degli Infermi, ottenendo infine l’autonomia da Roma e la costituzione canonica della Provincia camilliana del Lombardo-Veneto, che fu raggiunta il 26 maggio 1862. A 83 anni, il Bresciani dovette subire un nuovo colpo con la soppressione degli ordini religiosi, con legge del 1855, aggiornata ed estesa a tutto il territorio nazionale il 7 luglio 1866, che provocò un nuovo sbandamento tra i membri della Provincia, a sostegno della quale si dedicò soprattutto il padre Luigi Artini (1808-72), il primo a unirsi al Bresciani nel dar vita alla famiglia camilliana di Verona. I più coraggiosi tra i padri e i fratelli si aprirono anche alle missioni e l'espansione dell’ordine ad altri stati, con l’approvazione del Bresciani ormai prossimo al tramonto. Morì il 20 luglio 1871. La sua eredità è ritenuta importante quanto quella di san Camillo. Del resto, anche nell’iconografia santorale camilliana, dopo san Camillo viene il servo di Dio Camillo Cesare Bresciani.