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PIEVI CLERICALI  

L´istituzione plebana nel territorio veronese risale a prima del Mille. Trova una prima formalizzata definizione nella Bolla di Eugenio III del 1145, dalla quale risulta che 55 chiese godevano dell´ordinamento plebano; altre vengono definite pievi in documenti successivi (cfr. «Guida», pp. 53 - 58). La documentazione conservata in questa sezione, relativa all´arco di tempo che va dalla fine del XIV al primo ventennio del XX secolo, fornisce un quadro dell´amministrazione della pieve sotto l´aspetto patrimoniale così come essa viene a strutturarsi quando, sfumata l´originaria struttura e il carattere portante dell´organizzazione ecclesiastica del territorio che la caratterizzava nell´alto Medioevo, risulta assegnata a singoli chierici (da ciò derivando l´appellativo «clericale») titolari di benefici liberi da oneri di officiatura e residenza, detti chiericati. Al complesso amministrativo ed economico, visto come complesso unitario, viene dato il nome di pieve clericale (cfr. «Guida», p. 54; cfr. anche «Atti della cancelleria vescovile - Collationes beneficiorum»). I beni mobili ed immobili della pieve erano amministrati dal massaro con ripartizione dei proventi tra diversi enti ecclesiastici presenti sul territorio e a vario titolo collegati con la pieve; alcuni riscuotevano una quota fissa (ed erano detti provvigionanti), altri, i porzionanti, si ripartivano il reddito netto. Il massaro redigeva anche i bilanci annuali, detti «tangit», supervisionati dal sindaco che doveva inoltre far osservare le leggi e controllare che la gestione patrimoniale avvenisse correttamente. La documentazione non è completamente ordinata e si presenta spesso in cattivo stato di conservazione. Una piccola parte riguarda l´attività amministrativa di tutte le pievi e costituisce la serie «Atti generali». Oltre a statuti, circolari, disposizioni di interesse generale e consuntivi annuali la serie comprende alcuni registri dei verbali delle sedute del capitolo dei chierici, durante le quali venivano approvati i bilanci ed eletti il massaro e il sindaco. Questi registri verranno sostituiti nel 1793 dagli «Acta reverendorum clericorum», differenziati per ogni pieve. La documentazione relativa alle singole pievi si articola in 33 serie, alfabeticamente ordinate, di diversa consistenza e stato di ordinamento. Ogni serie presenta generalmente le stesse tipologie documentarie, la più ricorrente delle quali è costituita dai «tangit». In questi fascicoli annuali sono riportate tutte le entrate e le uscite delle decime di frumento, grano, uva, olio, legumi, canapa e altri generi in natura, le provvigioni pagate agli arcipreti, ai chierici della pieve e ai rettori delle chiese dipendenti, l´elenco dei porzionanti, le entrate degli affitti, le spese per i restauri etc. Essi vengono inoltre corredati dalle ricevute attestanti i pagamenti effettuati e portano le firme del massaro e del sindaco. Altra tipologia documentaria piuttosto frequente è costituita dai «processi», fascicoli che raccolgono atti, spesso in copia, predisposti per documentare i titoli patrimoniali in occasione di controversie con altre pievi o con privati. Si trovano altresì registri, fascicoli o carte sciolte relative al pagamento di decime, livelli e affitti, estimi, catastici, privilegi, documentazione relativa a lavori di restauro e corrispondenza diversa. Infine, in «Carte relative a pievi diverse» è raccolto il materiale, spesso in cattivo stato di conservazione, non ancora identificato e da dislocare in modo pertinente.

LEGENDA:

B. = Busta -  cc. = Carte -  dec. = Decimali  - dist. = Distribuzione - f. = Foglio - fasc. = Fascicolo - Fascc.=fascicoli - P. = Processo - porz. = Porzioni - Reg. = Registro - t = Tangit L = Libro 

 

                   

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