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Cenni Biografici

Venerabile di Dio padre Emilio Recchia (1888-1969)

Padre Emilio Recchia, stimmatino, nacque a Verona il 19 febbraio 1888 da Camillo, commerciante e segretario dello scaligero Teatro Filarmonico, e da Adele Gnecchi. Il 19 marzo 1903 entrò nell’Istituto degli Stimmatini nella città scaligera, che stava allora sperimentando un notevole cambiamento con la creazione del patronato operaio Pio X (1904), focolaio ed espressione insieme del movimento cattolico veronese. Svolto il noviziato, fatta la professione triennale e intrapresi gli studi liceali, si ammalò nel 1906, continuando gli studi da privatista. A Gemona del Friuli, dove era stato inviato per rimettersi in salute, negli anni 1907-1911 studiò privatamente teologia sotto la guidad i padre Giuseppe Fiorio (1876-1958). Fu ordinato sacerdote il 3 settembre 1911 a Udine e destinato successivamente nelle città di Gemona, Pistoia, Verona e Milano, dove esercitò l’apostolato giovanile, la predicazione e la direzione spirituale. Fu quindi padre maestro dei novizi e direttore  della scuola apostolica o seminario della congregazione: Arruolato come cappellano militare il 10 aprile 1916 e fatto prigioniero il 30 ottobre 1917, fu liberato il 3 gennaio 1919, riprendendo nel settembre successivo la sua attività nella parrocchia di Santa Croce in Milano. Fu appassionato padre della gioventù in tutte le fasi della sua attività, non solo nella congregazione, ma anche nelle parrocchie dove svolse il suo ministero, fondando gruppi di Azione Cattolica giovanile, animando oratori e gruppi della San Vincenzo, sostenendo filodrammatiche e gruppi giovanili di studenti e laureati. La sua fede, pietà, attività e zelo, specialmente per i poveri, si manifestarono soprattutto a Roma, nella parrocchia di Santa Croce a via Flaminia, dove svolse il suo ministero, prima come cooperatore per 8 anni (1920-28), divenendo «una istituzione, un simbolo di quanto di più bello, caro e buono i fedeli sanno di poter attingere alla parrocchia» (Carlo De Ferrari), e poi come parroco per 32 anni (1934-66), specialmente durante la seconda guerra mondiale, nel periodo postbellico e fino al 21 marzo 1966, quando lasciò la parrocchia. Il “parroco della bontà”, come fu definito, entrò così nell’ultimo periodo della sua vita, caratterizzato da lento declino fisico, vissuto a Verona, dove morì il 27 giugno 1969, pregando in vita e promettendo di pregare in morte, come scrisse nel testamento, per tutti, ma in modo speciale per quelli che mi si raccomandano». Fu uomo di carità, spirituale (come ad es. con la fondazione delle Caroline nel 1943, cioè di laiche più direttamente impegnate nella carità e nella pastorale in parrocchia) e materiale, concreta, eroica, vissuta specialmente al tempo della II guerra mondiale. Rifugiati di ogni provenienza trovarono ospitalità e protezione presso la parrocchia di don Emilio, che li sostenne, li nascose e tenne fronte alle perquisizioni tedesche. Il suo lavoro pastorale in vari settori d’impegno e in sempre nuove iniziative, lo mise in luce presso papi e superiori, che gli attribuirono vari incarichi. In sintesi, la carità ai poveri, l’attenzione assidua agli ammalati, l’intercessione per tutti furono le sue caratteristiche spirituali, secondo un itinerario che lo condusse dalla missione alla parrocchia, guidata con animo e zelo missionario. Godendo di fama di santo presso molti, a meno di dieci anni dal transito uscì la sua biografia e dal 1992 si pensò al processo di canonizzazione. La causa fu iniziata nella sua fase diocesana a Verona presso la chiesa degli Stimmatini il 30 ottobre 2001 e fu chiusa solennemente il 14 marzo 2003.