Sidebar

Cennic

Cenni Biografici

Servo di Dio don Giovanni Ciresola (1902-1987) 

Il servo di Dio don Giovanni Ciresola nacque a Quaderni di Villafranca (Verona) il 30 maggio 1902, da Francesco e Francesca Maria Castelli, originaria di Lugo, dodicesimo e ultimo figlio. Giovanni Beniamino soffrì da bambino delle conseguenze di un tracollo economico per cui la famiglia fu costretta a trasferirsi prima a Montorio e poi a San Michele Extra in via Madonna di Campagna e dei numerosi lutti, tra cui la perdita della madre nel 1908. Frequentate le scuole elementari, fu accolto all’Istituto Don Nicola Mazza dal 1913 al 1916, da dove si recava alla scuola del Seminario Vescovile per la frequenza delle prime classi inferiori. L’utilizzo militare del nuovo Collegio lo costrinse a continuare come esterno la scuola del Seminario. Le difficoltà incontrate lo portarono a sospendere la scuola, che riprese nel 1919 presso l’Istituto Don Bosco, dove frequentò la IV ginnasio. Passò quindi nel 1920-21 nel Noviziato Salesiano di Schio, da dove fu rinviato in famiglia, per ragioni di salute. Nel giugno 1921 ebbe un incontro decisivo per la sua travagliata ricerca vocazionale nel colloquio avuto con don Giovanni Calabria. Il Santo, divenuto suo direttore spirituale per 34 anni, nella scelta tra vita religiosa e vita pastorale parrocchiale lo indirizzò al Seminario per concludere la sua formazione al sacerdozio secolare. Con l’aiuto del fratello latinista prof. Teodoro Mario (1899-1978), Giovanni ricuperò da privatista le scuole mancanti, venendo iscritto come esterno alla II liceo in Seminario. Nel frattempo, dato il nome al Circolo giovanile di Azione Cattolica, si attivò nella parrocchia di San Michele Extra anche per la formazione di un gruppo scout. Prese veste il 5 agosto 1923, iniziando quindi la teologia come interno in Seminario e concludendo il suo itinerario formativo con l’ordinazione sacerdotale il 10 luglio 1927. Fu vicario cooperatore a San Tommaso Cantuariense, dov'era parroco proprio da quell’anno don Silvano Brunelli. Qui don Ciresola animò un gruppo di giovani cattolici, tra i quali erano il comm. Antonio Nicoletti (1903-72) e l’avv. Renato Gozzi (1915-99); passò quindi alla Curazia di Ca’ del Bue (1928-29) e ad Avesa, ancora come vicario cooperatore (1929-32). Fu durante questo periodo che incontrò e fece proprio l’ideale di vita evangelica e apostolica, vissuta nella povertà e nella condivisione con altri confratelli, propria del beato Antonio Chevrier (1826-79), che cercò di tradurre vivendo con animo di religioso la vita del prete secolare. Nominato parroco di Cancello, dove fu fino al 1939, don Ciresola, seguendo consigli e indicazioni di don Calabria, assecondò la vocazione religiosa di un gruppo di ragazze e giovani di Azione Cattolica, tutte della contrada di Caiò, che nel 1936 si consacrarono a Dio, rimanendo per 12 anni in attesa di vivere insieme da religiose, cosa che si realizzò nella Casa Madre di Colognola ai Colli dal 1° dicembre 1948. Incominciò così la fondazione del Cenacolo della Carità, che nel 1958 fu riconosciuto col nome di Congregazione Povere Ancelle del Preziosissimo Sangue-Cenacolo della Carità”. Come recitano le Costituzioni, il suo carisma «si evidenzia e si riassume nella preghiera di Gesù: “E per loro (gli Apostoli) santifico Me stesso, perché essi pure siano santificati nella verità” (Gv 17,19)». Dopo essere stato parroco a Cancello, don Ciresola fu per alcuni mesi rettore di Santa Maria Immacolata in Borgo Milano, dove costruì la chiesa, e quindi fu nominato parroco di Poiano, facendo il suo ingresso il 3 dicembre 1939. A Poiano fu parroco e padre della popolazione, specialmente in tempo di guerra, tra l’altro dando ospitalità all’ebrea Ada Rimini e aiutando altri a trovare rifugio. Per  motivi di salute, peggiorata sensibilmente dal 1949 in poi, nel 1961 si ritirò nella Casa Generalizia di Quinto, dove si impegnò a seguire nella formazione le religiose della congregazione da lui fondata. Dal 1964 il suo impegno si estese alla formazione missionaria dell’istituto, che incominciò ad occuparsi, per sua iniziativa, della missione in America Latina. Benché provato da una salute sempre cagionevole e da difficoltà di vario genere, poté tuttavia continuare ancora a lungo nei suoi impegni, chiudendo la sua giornata terrena il 13 aprile 1987 presso l'Ospedale di Negrar. Egli visse tenendo insieme vita attiva e contemplativa, vita di parroco e di fondatore, realizzazioni pratiche ed esercizio sell’oblatività esercitata sul modello e secondo la forza che gli proveniva dalla grazia del Cenacolo e del Preziosissimo Sangue del Signore. Don Ciresola visse per intero le vicende storiche che dall’età liberale portarono alle soglie del terzo millennio. Se di politica aveva fatto il proposito di non trattare, riservando al campo ecclesiale e spirituale il suo interesse e la sua azione, la sua sensibilità di pastore lo indusse a interessarsi di conoscere le cose essenziali e alla vigilia delle varie votazioni non mancò di impegnare la popolazione cristiana della sua parrocchia nella formazione sociale e politica per scelte cristiane e costruttive. Il suo contributo però fu soprattutto in campo ecclesiale e spirituale, nel quale un’intensa vita devota e di pietà e insieme il desiderio di stare al passo coi tempi caratterizzarono la sua iniziativa e le sue risposte alle situazioni concrete. In campo ecclesiale l’esperienza del concilio Vaticano II e le vive problematiche postconciliari segnarono l’esperienza religiosa degli ultimi decenni. Di tali sviluppi portarono il segno anche la persona e l’opera di don Ciresola. Certamente il suo carattere risentì della travagliata infanzia e prima giovinezza; ne testimoniano gli scritti giovanili, nei quali rivela grande entusiasmo ma anche notevoli incertezze, che rischiarono talora di portarlo allo scrupolo. Sostenuto dalla paternità paziente e liberante di don Calabria, riuscì a maturare a sua volta come padre di anime, alle quali segnò con decisione la strada dell’oblazione in una vita spesa «tra Cenacolo e il Calvario» per la Chiesa e per i sacerdoti; per questi continuò a sognare un Cenacolo Sacerdotale, rimasto allo stadio di progetto in attesa di realizzazione. Don Ciresola accompagnò la sua azione con numerosi scritti, interessanti anche grafologicamente, di carattere autobiografico o attinenti alla pastorale e alla fondazione. Di questi, alcuni sono editi, ma nella maggioranza sono aricora inediti o trascritti e policopiati postumi, mentre altro materiale è in via di catalogazione e trascrizione da manoscritti e da bobine registrate. Non mancano infine una copiosa fototeca e una biblioteca personale, da cui cogliere i suoi interessi religiosi e le linee della sua spiritualità.