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Cenni Biografici

Patrizio veneto, Marco Gragenigo nacque il 1° aprile 1663 da Gerolamo e Donata Foscari. A vent'anni fu ammesso al Maggior Consiglio; nel 1697 fu eletto Provveditore alle Pompe (magistratura che soprintendeva alla sobrietà della vita civile N.d.R.); ricoprì poi altre cariche e, nel 1698, fu eletto podestà di Verona. Ricevette in seguito gli Ordini sacri e, come vescovo, trasferito a Verona, prese possesso il 19 novembre 1914. Curò i lavori del Seminario vescovile, come appare anche da un suo stemma nella parte centrale dell'edifico. Si distinse per la carità verso i bisognosi, così notevole da attrarre alcuni ebrei alla fede cristiana. Fu trasferito al patriarcato di Venezia il 5 maggio 1725, dove fece il suo ingresso il 10 settembre. Morì a Campagnola (Padova) il 14 novembre 1734.

(D.CERVATO, Viri memoria digni, Verona 2013, pp. 173-174)

LA VISITA PASTORALE

Il registro LXXXII inizia con la lettera di indizione della Visita. Il Vescovo lascia il suo palazzo di Verona e, dopo aver pregato davanti al Santissimo in Cattedrale, parte con il seguito strettamente necessario, fra cui un solo famulus e il cancellarius incaricato di stendere i verbali. Trova sempre ad attenderlo i sacerdoti, i membri delle congregazioni laicali, i ragazzi della dottrina cristiana, tutti schierati in ordine, con i gonfaloni e spesso soldati a piedi e a cavallo, a far atto di omaggio all’illustre ospite. Non mancano manifestazioni di particolare esultanza, tra suono di campane e - talora - scoppio di mortaretti e fuochi artificiali. Il vescovo viene ospitato a volte nella casa parrocchiale, ma più spesso nei palazzi nobiliari, assai numerosi nella zona sud del Veronese (ed è – questo – uno dei motivi di interesse del documento per eventuali ricerche di carattere storico). In genere arriva di sera; dopo un breve refezione, si concede poche ore di sonno, ma poi, appena orto sole, si mette in movimento. La sobrietà non esclude la solennità, perché quest'ultima è a onore di Dio: quindi, baldacchino, torce, bacio della croce presentata dal parroco e poi ingresso in chiesa. A seconda della consistenza numerica della comunità, si trattiene uno o più giorni: celebra la messa; a volte predica, altre volte ascolta il sermone dei missionari, inviati in anticipo a preparare spiritualmente i fedeli. Visita gli altari, il tabernacolo, il battistero, reliquie ed olii santi, aiutato in questo dal sacerdote delegatus che lo accompagna. Distribisce personalmente la Comunione a centinaia e centinaia di persone; amministra la Cresima, anche a più di mille persone, per cui lo si vede rientrare nell’alloggio defatigatus.
Grande spazio è riservato alla dottrina cristiana, ore proprio docendo et interrogando; spesso trova i fanciulli ben preparati; in caso contrario ammonisce loro e i Pastori serio ma paterne. Una consuetudine tipica del Gradenigo è la quotidiana recita del Rosario e delle litanie della beata Vergine, alternis vicibus cum populo, segno di una grande devozione mariana. Al di fuori dello schema ordinario, compie alcuni gesti di grande pietà: più di una volta, sentendo che c'è un malato in fin di vita, si unisce al solenne corteo che porta il Viatico e va ad amministrare di persona l'Estrema Unzione (come si chiamava in passato il sacramento) e inqualche altro caso battezza dei bambini.

Si segnala la tesi presente in archivio:

E.Mazzola, La visita pastorale del Vescovo Marco Gradenigo alla diocesi di Verona (1715-1723), Università degli studi di Padova, a.a. 1976/1977

VISITA PASTORALE REG. LXXXII (VOLUME 1) 1714-1725

VISITA PASTORALE REGG. XLVII-LII (VOLUME 2) 1714-1725